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Spunti digitali in quarantena

QuaranTip (7-9)

Di cosa abbiamo parlato?

Con gli ultimi tip abbiamo voluto esplorare la reciproca influenza tra tecnologia e immaginario personale e collettivo.
Due settimane fa, il 24 aprile, il telescopio Hubble ha festeggiato i suoi primi 30 anni nello spazio. Ci siamo fermat* a riflettere su quanto le immagini mandate negli anni dal telescopio sulla Terra abbiano profondamente plasmato il modo in cui oggi immaginiamo l’universo: se per l’uomo, fino al 1990, lo spazio era per lo più vasto e buio, grazie ad Hubble lo vediamo e lo pensiamo ora più luminoso, in espansione e denso.
Tale rivoluzionario cambio di prospettiva ha influenzato non solo la produzione scientifica e il successivo avanzamento tecnologico, ma anche un gran numero di prodotti culturali, dalla letteratura al cinema.

Grazie poi al digitale, con le caratteristiche di riproducibilità e accessibilità che porta con sé, questa mutua contaminazione tra tecnologia e immaginario si è ulteriormente evoluta. 

Uno degli esempi più attuali di ciò è il volto pubblico del virus SARS-CoV-2: la “sfera dal corpo grigiastro maculato e le spine rosse” ormai a noi familiare. Con il settimo QuaranTip abbiamo voluto sottolineare come, anche un’immagine nata in ambito scientifico e che si presenta apparentemente come neutrale ed oggettiva, sia sempre il prodotto di una complessa integrazione di processi, umani e tecnologici

Un articolo del New York Times ha ricostruito l’elaborazione scientifica e creativa da cui è nata l’immagine, analizzando come le scelte stilistiche operate dall’illustratrice medica Alissa Eckert e dal suo collega Dan Higgins siano state guidate dai dati a disposizione (immagini al microscopio elettronico e banche dati) ma si siano orientate a ben precisi scopi comunicativi.

Nella prima immagine, la rappresentazione del SARS-CoV-2 ottenuta al microscopio elettronico e colorizzata al visual medical arts office del Rocky Mountains Labs
Nella seconda immagine, l'illustrazione prodotta da Alissa Eckert per il CDC

È secondo noi indispensabile, quindi, sviluppare una consapevolezza critica relativa a tali processi e ai bias incorporati nelle scelte tecnologiche e nelle rielaborazioni artistiche.
Per questo, con l’ottavo QuaranTip, abbiamo scelto di parlarvi di musica algoritmica attraverso la pratica del live coding. Si tratta di un particolare utilizzo creativo della programmazione in cui la performance viene generata scrivendo ed eseguendo in tempo reale righe di codice.

Per sperimentare la mutua influenza dei limiti e delle possibilità offerte dagli strumenti tecnologici e creativi, abbiamo condiviso con voi una serie di video tutorial su FoxDot: in accordo con la filosofia dei live coders, è un software multipiattaforma e open source, nonché uno dei più potenti e al tempo stesso accessibili per avvicinarsi al live coding musicale.
Ci eravamo già avvicinati al tema lo scorso dicembre, ospitando una masterclass a cura dell’associazione culturale Umanesimo Artificiale nell’ambito dell’evento “Do humans dream of creative machines?” da noi organizzato presso l’Università di Pisa.
E qualcuno, dopo aver partecipato a quel laboratorio, ha iniziato fin da subito a sperimentare 🤖

Abbiamo finora evidenziato come sia per la rappresentazione del virus sia nel caso della musica algoritmica, ogni creazione digitale accumuli su di sé numerosi strati di mediazione, sia tecnologica che umana.
Quando poi, online e offline, rielaboriamo e condividiamo tali creazioni, ci rendiamo collaborativamente partecipi di un processo ulteriore dando vita ad oggetti culturali che plasmano il nostro immaginario personale e collettivo.
Così, ad esempio, l’immagine del coronavirus e i
prodotti creativi che ne sono derivati fanno parte oggi a tutti gli effetti dell'archivio documentale sulla pandemia, a disposizione di futur* storic*, regist*, artist* per rendere testimonianza dell'evento.
Per poter entrare in relazione con tali oggetti culturali in modo significativo, crediamo sia fondamentale progettare esperienze che integrino senso critico, tecnica e sapere umanistico
Con il nono QuaranTip abbiamo esplorato questo concetto nell’ambito della conservazione dei beni culturali, proponendo un’attività virtuale nella valle dei templi di Bagan, in Myanmar, attraverso un progetto realizzato da CyArk in collaborazione con la Carleton University e reso disponibile sulla piattaforma Google Arts and Culture.
La piattaforma rappresenta un esempio positivo in cui l’esperienza virtuale non è contrapposta a quella reale, ma in cui i due aspetti coesistono in un rapporto di reciproco feedback. L’ambiente “misto” che esploriamo visitando la Bagan virtuale influenza la nostra percezione del bene fisico, quando questo è disponibile, ed entra a sua volta a far parte della sua rappresentazione documentale.

Aspettiamo le vostre testimonianze da Bagan... 🤖

Importante: i vostri feedback per progettare la fase 2 dei QuaranTip!

Con questa newsletter si chiude la prima fase del nostro progetto.
Vi ringraziamo per averci seguito fin qui: vorremmo iniziare un nuovo capitolo e per questo abbiamo bisogno della vostra collaborazione.
Vi chiediamo di compilare un breve questionario dove raccogliere i vostri feedback per progettare al meglio i prossimi Tip.

Perché una rubrica di #QuaranTip?

La quarantena ci ha dimostrato ancora una volta come il digitale - la sua infrastruttura, ma anche i diversi rapporti sociali che stiamo costruendo o convertendo - sia prepotentemente parte della nostra quotidianità.

Abbiamo pensato che fosse il momento giusto di condividere con voi non solo alcune riflessioni su questo particolare momento storico, ma anche strumenti tecnici e critici che riteniamo fondamentali per approcciarsi con consapevolezza alla tecnologia.
Abbiamo parlato anche di Dati, cultura digitale e pensiero computazionale e di Intelligenza Artificiale, "contact tracing" e democrazia.
Errata corrige: nell'ultima newsletter, il link al nostro tentativo con il corso Elements of AI non portava alla risorsa corretta. Ecco qui il link corretto.

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