Con il primo QuaranTip, vi abbiamo proposto una riflessione sul nostro rapporto con i dati dell’epidemia. Da settimane grafici e numeri affollano tv, giornali e social media, restituendo così una forma visibile a quello che la narrazione governativa e mediatica ha etichettato come "nemico invisibile".
In alternativa all’attuale modello di “spettacolarizzazione dei dati”, Salvatore Iaconesi del centro di ricerca HER propone un modello “ecosistemico”, riconoscendo i dati come “elementi esistenziali”, tramite i quali posso “esprimermi, stabilire relazioni, comunicare, esistere”.
La dimensione relazionale e collettiva torna, in forma diversa, nel tema del nostro secondo QuaranTip. Da un’analisi di Massimo Mantellini emerge la necessità di ripensare le “competenze digitali” come un requisito culturale prima che tecnico.
“La cultura digitale non è la sua infrastruttura”, ma solo nell’interdipendenza tra questi due aspetti - concependo l'infrastruttura come uno spazio di possibilità da immaginare e progettare criticamente - si possono realizzare le condizioni per una cittadinanza digitale attiva.
E se non possiamo fare molto, nel nostro piccolo, per migliorare l’infrastruttura stessa, possiamo però contribuire a costruire un po’ di cultura digitale condivisa: con il terzo QuaranTip, abbiamo voluto esplorare le potenzialità e i limiti del pensiero computazionale, proponendovi una modalità pratica e creativa per sperimentare con alcuni aspetti di base della programmazione.
Il corso “Think. Create. Code”, tenuto da professori ed esperti dell’University of Adelaide sulla piattaforma edX, offre la possibilità di sperimentare con Processing, un linguaggio di programmazione orientato ad aspetti grafici e multimediali.
Ci siamo messi alla prova anche noi… 🤖
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